I numeri ci dicono che le neoplasie del colon-retto, dello stomaco, del fegato e della prostata, e negli uomini i carcinomi del polmone, sono in calo; e che si allunga l’aspettativa di vita: il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla diagnosi e quasi un milione di persone (almeno un paziente su quattro) dopo le cure può considerarsi guarito. Lo comunica l’AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) nel report “I numeri del cancro in Italia 2019”, presentato recentemente al Ministero della Salute.
Naturalmente è molto importante la prevenzione per identificare le lesioni in una fase precoce in una popolazione asintomatica. Per capire meglio, ho fatto qualche domanda al professor Luigi Ricciardiello dell’Università di Bologna, nonché ricercatore AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro).
In che cosa consiste la prevenzione?
Partiamo dalla cosiddetta prevenzione secondaria che viene fatta attraverso la somministrazione a una popolazione target (per esempio, le persone comprese in una determinata fascia d’età) di un test per identificare eventuali portatori di malattia, che si dovranno poi sottoporre a un esame di secondo livello (tipo la colonscopia).
La prevenzione primaria invece in che cosa consiste?
La secondaria, come ho detto, è quella legata agli screening per identificare le lesioni in una fase precoce. La prevenzione primaria invece è legata ai fattori di rischio che aumentano la possibilità di ammalarsi per specifiche malattie. Io mi occupo di cancro del colon, e i fattori di rischio, a parte le sindromi genetiche o le malattie infiammatorie, sono legati agli stili di vita e all’alimentazione. In particolare uno dei principali fattori di rischio, se non il principale, è l’obesità.
Qual è lo stile di vita corretto?
Mangiare sano e fare attività fisica sono abitudini importanti in tutte le fasi della vita. Il periodo più delicato è la terza età, perché siamo meno indipendenti, più sedentari. Quindi arrivarci bene è fondamentale. Adesso però suona un nuovo campanello d’allarme: in particolare negli Stati Uniti, ma anche nei paesi del Nord Europa, c’è un aumento dell’incidenza del cancro del colon nella fascia d’età tra i 20 e i 29 anni. È un dato molto allarmante per due motivi: uno, perché è una popolazione molto giovane; due, è completamente fuori dagli screening e quindi, quando si scopre, la malattia è molto frequentemente di stadio avanzato. I ricercatori postulano l’ipotesi che questo cancro giovanile sia da mettere in relazione a stili di vita inappropriati: poca attività fisica, troppo tempo passato davanti alla televisione o ai videogames, regime dietetico inadeguato.
Un’alimentazione sana richiede la riduzione di grassi e proteine animali, a favore di cibi ricchi di vitamine e fibre. Per questo occorre portare a tavola almeno cinque porzioni di frutta e verdura al giorno; cereali, pane, pasta e riso, meglio integrali, e abbinarli sempre a un po’ di legumi. Hanno riconosciute proprietà anticancro anche le piante aromatizzanti, l’aglio e la cipolla.
Quali sono le sostanze potenzialmente dannose?
Credo siano presenti un po’ ovunque ma bisogna riallacciarsi a un concetto importante, quello di quantità. Il nostro organismo ha tutta una serie di sistemi capaci di detossificare un insieme di sostanze potenzialmente cancerogene. Ma è chiaro che il sistema può saturarsi nel momento in cui noi assumiamo costantemente cibi con un potenziale cancerogeno. C’è stato qualche anno fa l’allarme legato alle carni rosse e ai salumi. Io non mi sento di demonizzare nulla. Sicuramente però ci vuole moderazione.
Quello invece di cui si parla troppo poco è l’effetto dell’alcol sul rischio oncologico. L’alcol è un fattore di rischio per il cancro del colon già a quantità molto moderate.
Più si vive più si corre il rischio di sviluppare un tumore?
Purtroppo è così perché c’è tutta una serie di meccanismi a livello cellulare che tende a perdersi. Più si va avanti più le cellule sono soggette a mutazioni potenzialmente deleterie. Arrivare bene alla terza età è fondamentale.
La qualità dei prodotti è importante?
Non lo sappiamo. Per esempio oggi serve una grande produzione di carne e quindi c’è un’accelerazione del ciclo vitale dell’animale, ottenuta con la somministrazione di ormoni. Gli alimenti di più alta qualità probabilmente conterranno meno ormoni… e questo potrà avere una ricaduta positiva sull’organismo e sul rischio neoplastico. Ma è tutto da dimostrare. Io però faccio un ragionamento a monte. Nel momento in cui dobbiamo parlare di prevenzione, è essenziale dare messaggi semplici e chiari. Le regole principali sono due. In primo luogo variamo quello che mangiamo: frutta e verdura ogni giorno; durante la settimana legumi, pesce, in particolare pesce azzurro, e carni bianche, sicuramente tutto condito con l’olio extravergine d’oliva. In secondo luogo facciamo attività fisica. Ma non condanno un bicchiere di vino o una bistecca una volta alla settimana. Certamente quello che sta incidendo molto è la monotonia delle diete caratterizzate da cibi ipercalorici e la mancanza di movimento.
Paola Chessa Pietroboni